Il presidentissimo bianconero è scomparso il 18 dicembre 1994
“Il calcio per noi non è solo un fatto sportivo, è un fatto sociale che rappresenta una pedina di lancio per una provincia che per troppo tempo era rimasta in disparte, per questo faremo del tutto perché la bella favola continui”. È questa una delle tante citazioni del presidentissimo Costantino Rozzi che lo hanno reso, insieme alle sue gesta, un uomo amato da tutta la città e oltre, che ha fatto conoscere la sua Ascoli a livello anche internazionale. Un imprenditore, un uomo, un presidente che Ascoli non potrà mai dimenticare e che nessuno potrà mai imitare. A Rozzi è legata la storia dell’Ascoli Calcio, quella parte di storia che se ne è andata con lui il 18 dicembre del 1994 insieme alla sua immagine, a quell’immagine che salutava i suoi tifosi, ed erano tanti, al suo ingresso in campo quando si accomodava in panchina, quell’immagine che difendeva il suo Ascoli da tutto e da tutti, che sapeva come farsi rispettare dagli arbitri e dagli avversari. Che partiva con la sua macchina per andare a prendere il calciatore che aveva scelto.
Un presidente che guardava le partite dalla panchina, e sì perché lui, il presidentissimo, amava stare al fianco dei suoi ragazzi, dei suoi allenatori, con i suoi calzettoni rossi portafortuna inimitabili. “Quando non sarò più in panchina, dall’alto della tribuna vorrei continuare a vedere l’Ascoli a buoni livelli”. Questo era il suo desiderio. Se ne è andato una domenica pomeriggio mentre il suo Ascoli stava giocando al Del Duca senza di lui, nel suo stadio che aveva costruito in 90 giorni. Rozzi, l’Ascoli calcio e un popolo, un grande amore che il tempo non potrà mai cancellare e nessuno potrà emulare, ma solo prendere da esempio, perché è un amore unico.