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Massimo Barbuti si racconta tra Ascoli e Parma

L’ex attaccante rivive gli episodi più significativi della sua carriera

Massimo Barbuti, colui che rovinò la festa a Berlusconi, si racconta partendo dal suo arrivo all’Ascoli di Costantino Rozzi. L’ex centravanti ha 64 anni e vive a Parma. “Ricordo che ero in spiaggia a Marina di Pietrasanta quando mi telefonò Sogliano, l’allora direttore sportivo del Parma, per dirmi che mi aveva ceduto all’Ascoli, chiesi spiegazioni ma mi mise giù il telefono. Aveva già definito la trattativa. Sono partito per Ascoli”.
L’incontro con Vujadin Boskov.
Dopo il primo impatto con i compagni entrò nello spogliatoio lui, il grande Boskov, iniziò a parlare ma io non capivo nulla, mi rivolsi al mio nuovo compagno di squadra Alberto Marchetti che mi spiegò cosa stesse dicendo il nostro allenatore”.
L’incontro con il presidentissimo Costantino Rozzi.
Prima di allora lo avevo visto solo in TV al processo del lunedì, dal vivo era tale e quale, era un grande intenditore di calcio e lungimirante, aveva già previsto cosa sarebbe successo nel mondo del calcio”.
La mancata vittoria nella classifica cannonieri.
Vinsi il campionato di Serie B con l’Ascoli e realizzai 16 gol senza rigori, Boskov non me li faceva tirare, aveva scelto come rigorista Trifunovic, le punizioni invece le calciava Incocciati. Con qualche gol in più avrei vinto io la classifica cannonieri. Ma la nostra era una squadra straordinaria, una grande squadra”.
La conquista della Seria A con l’Ascoli e quella volta che scappò dal ritiro.
Dopo aver vinto il campionato volevo andare via, Boskov lo sapeva così come i tifosi che mi contestarono. Ma io avevo 30 anni e mi stava passando davanti l’ ultimo treno per poter giocare in un grande club, mi aveva infatti cercato l’Inter. Rozzi non mi lasciò andare. Boskov mi consigliò di restare. Una sera scappai dal ritiro e tornai a casa. Mio padre quando apri la porta mi redarguì, quando tornai nel ritiro mi redarguì anche Rozzi. Chiedo scusa, anche se in ritardo, ai tifosi dell’Ascoli”.

Quel gol rifilato al Milan.
Mi volevo sentire protagonista, ricordo che mentre ci stavano allenando nel sottopassaggio dello stadio passavano i giocatori del Milan, ma a me non importava nulla, dovevo essere io il protagonista della partita e fu così. Ero abituato a fare gol strani, ma quello lo fu più di tutti. Mi resi conto che avevo fatto gol al Milan dopo tre mesi, mi sembrava di sognare. Il nostro allenatore era Aldo Sensibile perché Boskov aveva scelto la Sampdoria”.
Il ricordo più bello di Ascoli.
C’è ne sono tanti. Potrei citare i 4 gol rifilati al Perugia in B, il gol al Milan e il gol salvezza contro il Napoli di Maradona. Quella con il Napoli era l’ ultima gara di campionato, bastava un pari ad entrambe le squadre. A noi per la salvezza a loro per lo Scudetto. Carnevali dopo 10 minuti portò in vantaggio i partenopei, io pareggiai i conti e fu festa grande tra le due tifoserie. In quell’occasione notai il grande amore dei tifosi. Vidi entusiasmo anche quando tornammo in A, ma per i tifosi era scontato vincere il campionato di Serie B. Invece quel gol salvezza mi fece capire veramente che avevo regalato ai tifosi una gioia immensa”.
Non solo Ascoli, ma anche altre squadre, tra cui il Parma.
Ho indossato la maglia del Parma per quattro anni e mi sono trovato molto bene, anche la gente sento che mi vuole bene anche adesso. Voglio ricordare un episodio, quello di quando dopo un gol realizzai mi attaccai alla rete del settore dove erano i nostri tifosi, la rete venne giù e me li ritrovai tutti addosso”.
La scelta di vivere a Parma.
Vivo qui ormai da tanti anni ma sono di origini toscane, della provincia di Lucca, lavoro nella comunicazione digitale di Pagine. Adesso seguo il calcio da esterno. Ho lavorato nel settore giovanile della Lucchese, ho allenato il Castelnuovo Garfagnana“.
Ascoli e Parma le tappe più importanti.
Assolutamente sì. Visto che vivo a Parma mi piacerebbe lavorare nel settore giovanile, insegnare tecnica dagli Under 12 in su”. Barbuti ha militato nel Parma per quattro anni (82-85), fu poi ceduto all’Ascoli dove rimase due anni.

 

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